martedì 18 febbraio 2020

«Fibrosi Polmonare Idiopatica: disponibili nella versione italiana le Linee Guida ufficiali per la pratica clinica.»

Presentata il 1° febbraio 2020 a Milano, nel corso di un Convegno dedicato, la versione italiana delle Linee Guida per la diagnosi della Fibrosi Polmonare Idiopatica.

Evento promosso dall’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri (AIPO/ITS) e dalla Società Italiana di Pneumologia (SIP/IRS), con il contributo non condizionante di Boehringer Ingelheim - «Una occasione unica di aggiornamento scientifico per i professionisti sanitari che si occupano della gestione di questa patologia.»

«La Fibrosi Polmonare Idiopatica è una malattia polmonare rara, invalidante e dall’esito infausto, che colpisce circa 3 milioni di persone nel mondo. La patologia causa formazione di tessuto cicatriziale a livello polmonare, con conseguente deterioramento progressivo e irreversibile della funzionalità polmonare e difficoltà respiratorie.
La Fibrosi Polmonare Idiopatica è la forma più frequente e più grave di polmonite interstiziale idiopatica e l’unica per la quale sono disponibili in Italia trattamenti farmacologici approvati.
 
Nel nostro Paese si stima che circa 15.000 persone soffrano di questa patologia, con circa 4.500 nuovi casi l’anno.
 
Data la natura imprevedibile della malattia e l’irreversibilità della perdita di funzionalità polmonare, gli specialisti ritengono molto importante la tempestività e l’accuratezza della diagnosi, per poter avviare rapidamente la terapia nei pazienti.
 
A questo proposito nel 2011 sono state elaborate Linee Guida internazionali, basate sull’evidenza, per la diagnosi di Fibrosi Polmonare Idiopatica, che sono, poi, state aggiornate nel 2018.
 
Come per altre patologie, le Linee Guida, in particolar modo quelle diagnostiche, vengono generalmente redatte in lingua inglese. Questo, nei Paesi non anglofoni, costituisce in molti casi una barriera all’implementazione delle stesse.
 
Nel contesto italiano, poi, dove i sistemi sanitari sono organizzati su base regionale, l’ostacolo della barriera linguistica nell’identificazione dai pazienti affetti dalla malattia è rilevante.
 
Per questo motivo si è ritenuto utile provvedere ad una traduzione ufficiale delle Linee Guida per la diagnosi della Fibrosi Polmonare Idiopatica, frutto del lavoro sinergico tra l’American Thoracic Society (ATS), l’European Respiratory Society (ERS), la Japanese Respiratory Society (JRS) e la Latin American Thoracic Society (ALAT), con il patrocinio delle Società Scientifiche Respiratorie nazionali.
 
Si tratta di un valido ed efficace strumento di lavoro, che consentirà di armonizzare gli interventi e di mettere in atto un approccio diagnostico alla patologia, che potrà essere il più possibile integrato e uniforme su tutto il territorio nazionale. La costituzione di reti fra i centri pneumologici di riferimento e i centri sul territorio nazionale, inoltre, svolge un ruolo fondamentale nella presa in carico del paziente con IPF a supporto di una diagnosi sempre più precoce e accurata, nonché nella gestione del follow-up dei pazienti.»



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Boehringer Ingelheim - www.boehringer-ingelheim.com
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«Non esistono diete o pillole miracolose per curare il diabete. Gli esperti invitano i pazienti alla prudenza»

Immagine - Rif. comunicato «Non esistono diete o pillole miracolose per curare il diabete. Gli esperti invitano i pazienti alla prudenza
[vrelations.it]


«L’Associazione Medici Diabetologi (AMD) e la Società Italiana di Diabetologia (SID) invitano i pazienti a diffidare delle pubblicità che promettono di ‘curare’ il diabete con diete miracolose e supplementi alimentari.
I rischi per la salute possono essere importanti.»


«“AMD (Associazione Medici Diabetologi) e SID (Società Italiana di Diabetologia), società scientifiche storiche, di riferimento nazionale per la ricerca e l’assistenza alle persone con diabete, invitano a diffidare di qualsiasi forma di terapia alternativa presentata sui diversi mezzi di comunicazione di massa (stampa, TV, social, web)”. A lanciare l’allarme è il dottor Paolo di Bartolo, presidente AMD e il professor Francesco Purrello, presidente SID. “Il nostro Servizio Sanitario Nazionale - ricordano gli esperti - è fra i pochi al mondo a prevedere una copertura assistenziale universalistica. Questo, ancora oggi, garantisce ai cittadini un’assistenza di qualità e sostenibile. Affidarsi a percorsi di ‘cura’ alternativi significa affidarsi a soluzioni terapeutiche che non sono state sottoposte al vaglio degli studi scientifici, né ai rigidi controlli da parte degli organi nazionali preposti, che precedono l’immissione sul mercato di qualsiasi terapia, nonché il costante monitoraggio durante la somministrazione”.

Liberarsi per sempre dal diabete. E chi non lo vorrebbe? Di certo quei 4 milioni di italiani che convivono con questa patologia che, se non ben controllata, se ne porta dietro tante altre. Sono tanti ormai i farmaci a disposizione del diabete di tipo 2 (per il tipo 1, l’unica possibilità è l’insulina), ma non si dispone ancora di una cura definitiva. Ma il diabete, al pari di altre condizioni croniche, come l’ipertensione e l’ipercolesterolemia si può trattare e tenere a bada, e in questo modo ci si protegge dalle conseguenze di una glicemia fuori controllo e dalle tante complicanze collegate a questa malattia. Convivere con una malattia cronica tuttavia è difficile, è psicologicamente pesante e possono esserci momenti di stanchezza e di depressione che di certo non giovano all’aderenza alle terapie e ad uno stile di vita sano.

L’attività fisica e l’alimentazione sono colonne portanti della gestione del diabete e possono fare la differenza, insieme alle terapie, tra un diabete in buon compenso e uno fortemente scompensato. Ma pensare di poter ‘curare’, addirittura di far scomparire il diabete con la sola dieta e una manciata di integratori è un’altra storia. La rete e le pubblicità dei giornali sono purtroppo spesso un’insidiosa vetrina di ‘sirene’ e cattivi consiglieri. Ci sono quelli che promettono di ‘guarire’ il diabete in poche settimane con diete miracolose e le immancabili ‘pillole’ di supplementi. Magari fosse così, magari fosse vero. Scopo evidente di queste pubblicità è solo il profitto, che certo non rappresenta un reato. Purtroppo, queste false promesse possono mettere a repentaglio la salute dei pazienti. Un soggetto con diabete che da un giorno all’altro decida di abbandonare le sue medicine e di imbottirsi di ‘supplementi’ o di seguire diete miracolose potrebbe trovarsi con un grave scompenso e finire in pronto soccorso.

Gli esperti delle società scientifiche di diabetologia invitano dunque alla prudenza e al buon senso. Le persone hanno tutto il diritto di navigare in rete e di informarsi, ma le fonti – raccomandano gli esperti della SID e dell’AMD – vanno sempre verificate (intanto si può cominciare col far caso se la pagina in questione riporta la dizione ‘informazione pubblicitaria’) e per testare la veridicità delle promesse di pillole e diete ‘magiche’ è sempre meglio consultare il proprio medico. Non è il caso insomma di fare esperimenti in autonomia. Potrebbero purtroppo costare davvero cari. “Invitiamo i cittadini – ammoniscono Francesco Purrello e Paolo Di Bartolo - a non sperimentare ‘trattamenti’ suggeriti su canali diversi da quelli ufficiali previsti dal nostro servizio sanitario e a fare sempre riferimento al proprio medico di famiglia per qualsiasi dubbio o approfondimento. A seconda delle situazioni, il medico saprà eventualmente indirizzare i suoi assistiti verso lo specialista e/o la struttura di riferimento della zona più in linea con il percorso di cura individuato.

Suggeriamo infine – concludono gli esperti – di evitare cambi o integrazioni di terapia anche con prodotti da banco facilmente reperibili dal consumatore. Anche in questo caso, andrebbe sempre prima informato il medico di riferimento per evitare interferenze con il percorso terapeutico che potrebbero vanificare l’aderenza alla terapia”.»



06 Febbraio 2020

 

||  Ufficio stampa SID - Uff.stampa.SID@gmail.com
||  Ufficio stampa AMD - www.vrelations.it

«CALCOLI URINARI E IPERPLASIA PROSTATICA: CON I LASER DI ULTIMA GENERAZIONE, INTERVENTI PIÙ SICURI E “SU MISURA”, ANCHE PER PAZIENTI FRAGILI»

«Prostata ingrossata e calcolosi delle vie urinarie sono i disturbi urologici più frequenti nella popolazione e i più trattati negli ospedali italiani. Oggi i continui progressi della chirurgia endoscopica con laser ad olmio e al tulio permettono di semplificare notevolmente le tecniche operatorie, intervenendo senza tagli né sanguinamenti, con solo 1-2 notti di ricovero e un più rapido ritorno alle normali attività quotidiane.»

«La luce che cura al posto del bisturi. Il futuro dell’urologia va sempre più in questa direzione, per trattare patologie in costante crescita anche tra i più giovani, come la calcolosi urinaria e l’iperplasia prostatica benigna.
Attraggono il calcolo in un “tunnel di vapore” e lo polverizzano in una sola seduta; vaporizzano e asportano il tessuto prostatico in eccesso con precisione millimetrica, rispettando l’area circostante; riducono tempi operatori, dolore e perdite ematiche, con una degenza di 1-2 notti e un più rapido recupero post-intervento, preservando la virilità e la continenza urinaria. Sono i laser ad olmio e al tulio di nuova generazione, sempre più potenti e versatili, in grado di garantire un approccio mininvasivo, ritagliato sul singolo paziente. Peculiarità, queste, che li rendono indicati anche nei soggetti più fragili, anziani o polipatologici, inoperabili con altre metodiche.
Se ne è parlato il 5 Febbraio 2020 a Milano, all’incontro “La luce che cura in urologia”, nel corso del quale gli esperti hanno fatto chiarezza sui più comuni disturbi urologici, delineando i percorsi terapeutici più all’avanguardia per risolverli e sfatando timori o falsi miti ancora diffusi.

La calcolosi delle vie urinarie (rene, uretere, vescica) interessa il 10% degli uomini e il 7% delle donne, spesso a causa di regimi alimentari e stili di vita scorretti, ma è sempre più frequente anche in età pediatrica. In Italia si stimano 100.000 nuovi casi l'anno, con un rischio elevato di recidive, in parte evitabili se si eseguisse di routine l’esame chimico-fisico del calcolo, utile per identificare le sostanze responsabili della sua formazione e limitarne l’apporto con la dieta.

“In media, il 10% della popolazione avrà un calcolo almeno una volta nella vita”, dichiara Guido Giusti, Responsabile dello Stone Center e dello European Training Center in Endourology presso l’Ospedale San Raffaele Turro di Milano. “Questo numero elevato si spiega in gran parte con gli stili alimentari scorretti dei Paesi occidentali: beviamo poco, mangiamo molto più del necessario e, soprattutto, assumiamo proteine animali in eccesso. In passato il bombardamento con onde d’urto per i piccoli calcoli e la chirurgia a cielo aperto per quelli voluminosi erano le due procedure standard. Oggi la litotrissia endoscopica mininvasiva con laser a olmio rappresenta la nuova frontiera terapeutica, nella maggioranza dei casi. Non solo evita grandi incisioni e complicanze tipiche dell’intervento chirurgico tradizionale – ormai da riservare a poche situazioni molto complesse – ma permette la completa bonifica del calcolo, quando le onde d’urto falliscono; il classico bombardamento, infatti, non è del tutto innocuo e sarebbe un errore ripeterlo più volte, perché l’energia liberata dal litotritore può, nel tempo, causare danni al rene. Con la chirurgia laser – prosegue Giusti – oggi operiamo in day surgery, dimettendo il paziente nelle 24 ore successive. Grazie inoltre a particolari modalità di emissione del laser a olmio e alle tecnologie Vapor tunnel e Virtual basket, è possibile ridurre al minimo la retropulsione del calcolo durante il trattamento, attirandolo verso il raggio di luce in modo da rendere la sua polverizzazione più fine, veloce e sicura”.

L’ipertrofia benigna della prostata (IPB) è, dopo l’ipertensione, la malattia più diffusa nel sesso maschile. Affligge 6 milioni di italiani over 50 ma colpisce anche 1 under 50 su 10, in presenza di fattori di rischio come disturbi cardiovascolari, fumo, livelli elevati di glicemia, colesterolo e trigliceridi.

“L’impiego delle tecnologie con energia laser è in rapido aumento anche per curare l’ostruzione prostatica benigna, a fronte dei vantaggi offerti e del minor numero di complicanze rispetto alle metodiche classiche”, spiega Luca Carmignani, Presidente Fondazione SIU e Responsabile Unità Operativa di Urologia dell’IRCCS Policlinico San Donato. “Grazie alla disponibilità di laser come quello al tulio, che offre la maneggevolezza necessaria a operare qualsiasi prostata, e quello ad olmio, che in più consente di frantumare i calcoli vescicali, oggi quasi tutti i pazienti con IPB si possono trattare per via endoscopica, anche in caso di adenomi molto voluminosi. Per lungo tempo – continua l’esperto – gli uomini hanno temuto il chirurgo, soprattutto per questa problematica che coinvolge la sfera intima. Non devono più esserci ritrosie o paure, perché la nuova chirurgia laser è sicura e rispettosa di tutte le funzioni, sessuali e non: risolve il problema con un ricovero di 1-2 notti e favorisce una più rapida guarigione dei tessuti, permettendo di tornare in breve alle normali attività. Si può inoltre personalizzare l’intervento, adattandolo al tipo di paziente, alla sua patologia e alle sue aspettative. Un esempio su tutti: la vaporizzazione della prostata con laser al tulio, tecnica che limita al minimo il sanguinamento, è indicata anche in soggetti molto anziani, cardiopatici o con disturbi della coagulazione. Il nostro obiettivo è che nessuno sia più costretto a vivere con il catetere, a qualunque età, ma tutti possano essere operati con queste metodiche performanti e poco invasive”.

L’IPB rappresenta ancora un tabù, una condizione con un notevole impatto sugli aspetti psicologici e sulla vita privata di chi ne soffre.
“Capita spesso, parlando di fastidi alla prostata, che gli uomini attivino pensieri legati alla potenza sessuale o all'invecchiamento”, commenta Roberta Ganzetti, psicoterapeuta EMDR presso la Clinica Villa Donatello di Firenze. “Si arriva così a negare il problema, evitando di rivolgersi al medico per approfondirne le cause, oppure a reagire con modalità ansioso-depressive, prefigurandosi scenari di malattia ben più complessi. Pudore, vergogna e paura limitano la ricerca della corretta diagnosi e della cura più opportuna oppure spingono a cercare risposte solo sul web, col rischio di pericolose autodiagnosi. L'accettazione del problema, un approccio psicologico corretto, la fiducia nei medici e nelle nuove tecnologie che semplificano l’atto chirurgico sono alla base di un efficace modello di cura”.

“Il recente sviluppo tecnologico e la miniaturizzazione degli strumenti endoscopici hanno rivoluzionato l’urologia”, racconta Filippo Fagnani, Direttore Scientifico Divisione chirurgica di Quanta System. “Oltre ad avere una forte tradizione in campo urologico, Quanta è tra le aziende che hanno apportato il maggior tasso di innovazione nella tecnologia laser applicata a questo settore, negli ultimi 3 anni. Ma il nostro impegno non si ferma qui: stiamo sviluppando nuove piattaforme per rispondere in maniera puntuale alle richieste degli urologi, nello sforzo costante di tramutare le esigenze cliniche in ulteriori soluzioni tecnologiche, in grado di portare benefici sia agli operatori sanitari sia ai pazienti”.

L’evoluzione dei sistemi laser, dunque, prosegue. Il loro costante perfezionamento aprirà in futuro nuove prospettive terapeutiche nella litotrissia avanzata e nel trattamento dei tumori renali e vescicali.»



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Quanta System è un’azienda 100% italiana che dal 1985 porta sul mercato globale tecnologie laser per la chirurgia, la medicina estetica e la conservazione di beni artistici. Nella sede centrale di Samarate (Varese), che impiega 185 persone, avviene l’intero processo di ricerca, sviluppo e produzione dei laser utilizzati in tutto il mondo. Quanta System, parte del Gruppo El.En. SpA, capofila di un gruppo hi-tech quotato al Segmento STAR di Borsa Italiana, è partner di riferimento di strutture sanitarie, Istituti ed Enti impegnati in progetti scientifici e di ricerca a livello worldwide: www.quantasystem.com/it/.
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||  Ufficio stampa Value Relations - vrelations.it

#GRF2020 - «Giornata di Raccolta del Farmaco: con oltre 150.000 confezioni donate, la Lombardia è la regione più “generosa” - 2020»

Milano, 14 febbraio 2020 - «La Lombardia si conferma, anche quest’anno, la regione più “generosa” nella Raccolta del Farmaco per Banco Farmaceutico. Sono state infatti 151.335 le confezioni di medicinali donate, il 28% di quelli raccolti su tutto il territorio nazionale.

All’edizione 2020 di questa importante iniziativa, promossa dalla Fondazione Banco Farmaceutico Onlus, hanno aderito 1.236 farmacie lombarde, il 9.9% in più rispetto a quelle “presenti” nel 2019. Solo nella città di Milano sono stati raccolti 54.990 farmaci nelle 484 farmacie coinvolte, il 7.5 % in più dello scorso anno.

La Giornata – che quest’anno, per celebrare il suo ventesimo anniversario, è diventata in realtà un’intera settimana, dal 4 al 10 febbraio – ha visto una grande partecipazione anche da parte dei volontari: in 1 farmacia su 5 erano giovani universitari.

Sono molto orgogliosa della risposta delle farmacie lombarde a questa importante Giornata di solidarietà – ha detto Annarosa Racca, Presidente di Federfarma Lombardia e Socio Fondatore del Banco Farmaceutico -. Il 9% di adesioni in più è un numero significativo che testimonia la grande volontà di partecipazione delle farmacie in occasione di campagne a favore dei cittadini più bisognosi. Proprio per la loro capillarità ed efficienza, le farmacie sono vicine ai meno fortunati e confermano il loro fondamentale ruolo sociale”.

Anche quest’anno le farmacie lombarde hanno fornito la massima collaborazione a Banco Farmaceutico, attraverso la cooperazione con le realtà assistenziali che già operano sul territorio. La risposta al bisogno di medicinali delle fasce più deboli della popolazione rientra senza dubbio nella mission della farmacia - ha detto Luigi Zocchi, Segretario di Federfarma Lombardia.»


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Ufficio Stampa Federfarma Milano
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