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«Nuovo studio sul British Medical Journal conferma che la dieta
vegetariana salva delle vite: meno persone colpite da malattie
cardiovascolari»
«I dati raccolti sul campione di persone chiamato EPIC-Oxford (in totale circa 50.000 persone inglesi, seguite per 18 anni) sono stati utilizzati negli ultimi 20 anni da diversi ricercatori per effettuare analisi statistiche sul legame tra dieta e salute, considerando diverse malattie.
L'ultimo studio uscito relativo a questa popolazione (BMJ 2019;366:l4897) pubblicato sul British Medical Journal, ha analizzato il rischio di cardiopatia ischemica e ictus cerebrale nei vari sottogruppi con dieta diversa: onnivora, senza carne ma con pesce, vegetariana (inclusa vegana).
Afferma la dottoressa Luciana Baroni, medico, nutrizionista e presidente di Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana - SSNV: "I risultati di questo ultimo studio scientifico sono stati male interpretati da alcuni. Vorrei fare chiarezza, per dimostrare che, numeri alla mano, anche da questo studio si evince che la dieta vegetariana salva più persone rispetto a quella onnivora".
Per quanto riguarda la cardiopatia ischemica, il nuovo studio mostra che, rispetto agli onnivori, i vegetariani hanno evidenziato un rischio inferiore del 22%, mentre per l'ictus hanno evidenziato un rischio maggiore del 20%, da riferire a un rischio aumentato di ictus emorragico. Questo però non significa che i due rischi si equivalgano in termini di vite perse e guadagnate, considerando queste due patologie nel loro complesso, e che le diete onnivore e vegetariane abbiano, in totale, effetti equivalenti.
Se si confrontano i numeri più in dettaglio, quindi il numero di infarti e altri eventi coronarici, il numero di ictus e, di conseguenza, le vite potenzialmente stroncate o salvate, si vede chiaramente che la dieta vegetariana è vantaggiosa.
Per la cardiopatia ischemica, questo 22% di riduzione del rischio per i vegetariani corrisponde a 10 infarti - e altri eventi coronarici - in meno, lungo un periodo di 10 anni, su 1000 abitanti; invece il 20% dell'aumento di rischio di ictus si traduce in soli 3 casi di ictus, nello stesso periodo e sugli stessi abitanti. Il bilancio è dunque di 7 eventi potenzialmente fatali evitati dalla dieta vegetariana.
Alla riduzione del rischio di cardiopatia ischemica, si aggiungono tutti gli altri vantaggi emersi negli ultimi 20 anni dai vari studi sulla stessa popolazione EPIC-Oxford e su altri campioni di popolazione: è infatti sempre emerso che le diete a base vegetale (in particolare quelle 100% vegetali), rispetto a quelle contenenti carne e pesce, apportano tutti i seguenti benefici.
- Riduzione del peso corporeo e del rischio di sovrappeso-obesità.
- Un rischio ridotto di sindrome metabolica.
- Minor rischio di diabete.
- Valori più bassi di pressione arteriosa e minor rischio di ipertensione.
- Livelli più bassi di colesterolo "cattivo".
- Riduzione del rischio per tutti i tipi di tumore, in particolare per i tumori gastrointestinali, per quelli dell'apparato sessuale femminile, del sangue, della vescica e della prostata.
- Minor rischio di malattia diverticolare.
- Rischio inferiore di cataratta.
- Riduzione del rischio di calcolosi renale.
- Riduzione dei marcatori di infiammazione.
Una lunga serie di benefici, dunque, che ormai non può essere messa in dubbio, vista l'enorme mole di dati a supporto di queste conclusioni.
Va inoltre aggiunto che lo studio appena pubblicato sul BMJ è il primo studio che dimostra un rischio aumentato di ictus emorragico nei vegetariani, quindi il dato è da confermare con altri studi, mentre la riduzione del rischio di cardiopatia ischemica è già solidamente confermato da due metanalisi che hanno riportato una riduzione del rischio del 25 e del 29%. Le stesse non avevano trovato invece differenze statisticamente significative per l'ictus.
Gli stessi autori dello studio dichiarano che sono necessarie ulteriori ricerche su una scala più larga e più varia per rafforzare questi risultati.
Infine, è importante sottolineare come si tratti di uno studio di coorte, che non può stabilire il rapporto causa-effetto dei risultati trovati, quindi qualsiasi considerazione fatta sui legami coi livelli di colesterolo e vitamina B12 è frutto di una errata interpretazione dell'articolo originale, che non indica alcun legame con questi fattori, mentre conferma che minori livelli di colesterolo nei vegetariani sono tra i fattori che possono spiegare la diminuzione del rischio di cardiopatia ischemica.
Conclude la dottoressa Luciana Baroni: "La dieta a base vegetale si conferma molto più vantaggiosa di quella onnivora per la nostra salute, ed è importante informare la popolazione di questo fatto, anziché manipolare i dati degli studi scientifici per cercare di dimostrare il contrario".»
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Rif.: Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana - SSNV - scienzavegetariana.it
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