«Prostata
ingrossata e calcolosi delle vie urinarie sono i disturbi urologici più
frequenti nella popolazione e i più trattati negli ospedali italiani.
Oggi i continui progressi della chirurgia endoscopica con laser ad olmio
e al tulio permettono di semplificare notevolmente le tecniche
operatorie, intervenendo senza tagli né sanguinamenti, con solo 1-2
notti di ricovero e un più rapido ritorno alle normali attività
quotidiane.»
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La luce che cura al posto del bisturi. Il futuro dell’urologia
va sempre più in questa direzione, per trattare patologie in costante
crescita anche tra i più giovani, come la calcolosi urinaria e
l’iperplasia prostatica benigna.
Attraggono
il calcolo in un “tunnel di vapore” e lo polverizzano in una sola
seduta; vaporizzano e asportano il tessuto prostatico in eccesso con
precisione millimetrica, rispettando l’area circostante; riducono tempi
operatori, dolore e perdite ematiche, con una degenza di 1-2 notti e un
più rapido recupero post-intervento, preservando la virilità e la
continenza urinaria. Sono i laser ad olmio e al tulio di nuova generazione, sempre più potenti e versatili, in grado di garantire un approccio mininvasivo, ritagliato sul singolo paziente.
Peculiarità, queste, che li rendono indicati anche nei soggetti più
fragili, anziani o polipatologici, inoperabili con altre metodiche.
Se ne è parlato il 5 Febbraio 2020 a Milano, all’incontro “La luce che cura in urologia”,
nel corso del quale gli esperti hanno fatto chiarezza sui più comuni
disturbi urologici, delineando i percorsi terapeutici più
all’avanguardia per risolverli e sfatando timori o falsi miti ancora
diffusi.
La calcolosi delle vie urinarie (rene, uretere, vescica) interessa il 10% degli uomini e il 7% delle donne,
spesso a causa di regimi alimentari e stili di vita scorretti, ma è
sempre più frequente anche in età pediatrica. In Italia si stimano 100.000 nuovi casi l'anno, con un rischio elevato di recidive, in parte evitabili se si eseguisse di routine l’esame chimico-fisico del calcolo, utile per identificare le sostanze responsabili della sua formazione e limitarne l’apporto con la dieta.
“In media, il 10% della popolazione avrà un calcolo almeno una volta nella vita”, dichiara Guido Giusti,
Responsabile dello Stone Center e dello European Training Center in
Endourology presso l’Ospedale San Raffaele Turro di Milano. “Questo
numero elevato si spiega in gran parte con gli stili alimentari
scorretti dei Paesi occidentali: beviamo poco, mangiamo molto più del
necessario e, soprattutto, assumiamo proteine animali in eccesso. In
passato il bombardamento con onde d’urto per i piccoli calcoli e la
chirurgia a cielo aperto per quelli voluminosi erano le due procedure
standard. Oggi la litotrissia endoscopica mininvasiva con laser a olmio
rappresenta la nuova frontiera terapeutica, nella maggioranza dei casi.
Non solo evita grandi incisioni e complicanze tipiche dell’intervento
chirurgico tradizionale – ormai da riservare a poche situazioni molto
complesse – ma permette la completa bonifica del calcolo, quando le onde
d’urto falliscono; il classico bombardamento, infatti, non è del tutto
innocuo e sarebbe un errore ripeterlo più volte, perché l’energia
liberata dal litotritore può, nel tempo, causare danni al rene. Con la
chirurgia laser – prosegue Giusti – oggi
operiamo in day surgery, dimettendo il paziente nelle 24 ore
successive. Grazie inoltre a particolari modalità di emissione del laser
a olmio e alle tecnologie Vapor tunnel e Virtual basket, è
possibile ridurre al minimo la retropulsione del calcolo durante il
trattamento, attirandolo verso il raggio di luce in modo da rendere la
sua polverizzazione più fine, veloce e sicura”.
L’ipertrofia benigna della prostata (IPB) è, dopo l’ipertensione, la malattia più diffusa nel sesso maschile. Affligge 6 milioni di italiani over 50 ma colpisce anche 1 under 50 su 10,
in presenza di fattori di rischio come disturbi cardiovascolari, fumo,
livelli elevati di glicemia, colesterolo e trigliceridi.
“L’impiego
delle tecnologie con energia laser è in rapido aumento anche per curare
l’ostruzione prostatica benigna, a fronte dei vantaggi offerti e del
minor numero di complicanze rispetto alle metodiche classiche”, spiega Luca Carmignani, Presidente Fondazione SIU e Responsabile Unità Operativa di Urologia dell’IRCCS Policlinico San Donato.
“Grazie alla disponibilità di laser come quello al tulio, che offre la
maneggevolezza necessaria a operare qualsiasi prostata, e quello ad
olmio, che in più consente di frantumare i calcoli vescicali, oggi quasi
tutti i pazienti con IPB si possono trattare per via endoscopica, anche
in caso di adenomi molto voluminosi. Per lungo tempo – continua l’esperto – gli
uomini hanno temuto il chirurgo, soprattutto per questa problematica
che coinvolge la sfera intima. Non devono più esserci ritrosie o paure,
perché la nuova chirurgia laser è sicura e rispettosa di tutte le
funzioni, sessuali e non: risolve il problema con un ricovero di 1-2
notti e favorisce una più rapida guarigione dei tessuti, permettendo di
tornare in breve alle normali attività. Si può inoltre personalizzare
l’intervento, adattandolo al tipo di paziente, alla sua patologia e alle
sue aspettative. Un esempio su tutti: la vaporizzazione della prostata con laser al tulio, tecnica che limita al minimo il sanguinamento, è indicata anche in soggetti molto anziani, cardiopatici o con disturbi della coagulazione.
Il nostro obiettivo è che nessuno sia più costretto a vivere con il
catetere, a qualunque età, ma tutti possano essere operati con queste
metodiche performanti e poco invasive”.
L’IPB rappresenta ancora un tabù, una condizione con un notevole impatto sugli aspetti psicologici e sulla vita privata di chi ne soffre.
“Capita
spesso, parlando di fastidi alla prostata, che gli uomini attivino
pensieri legati alla potenza sessuale o all'invecchiamento”, commenta Roberta Ganzetti, psicoterapeuta EMDR presso la Clinica Villa Donatello di Firenze.
“Si arriva così a negare il problema, evitando di rivolgersi al medico
per approfondirne le cause, oppure a reagire con modalità
ansioso-depressive, prefigurandosi scenari di malattia ben più
complessi. Pudore, vergogna e paura limitano la ricerca della corretta
diagnosi e della cura più opportuna oppure spingono a cercare risposte
solo sul web, col rischio di pericolose autodiagnosi. L'accettazione del
problema, un approccio psicologico corretto, la fiducia nei medici e
nelle nuove tecnologie che semplificano l’atto chirurgico sono alla base
di un efficace modello di cura”.
“Il recente sviluppo tecnologico e la miniaturizzazione degli strumenti endoscopici hanno rivoluzionato l’urologia”, racconta Filippo Fagnani, Direttore Scientifico Divisione chirurgica di Quanta System. “Oltre
ad avere una forte tradizione in campo urologico, Quanta è tra le
aziende che hanno apportato il maggior tasso di innovazione nella
tecnologia laser applicata a questo settore, negli ultimi 3 anni. Ma il
nostro impegno non si ferma qui: stiamo sviluppando nuove piattaforme
per rispondere in maniera puntuale alle richieste degli urologi, nello
sforzo costante di tramutare le esigenze cliniche in ulteriori soluzioni
tecnologiche, in grado di portare benefici sia agli operatori sanitari
sia ai pazienti”.
L’evoluzione dei sistemi laser, dunque, prosegue. Il loro costante perfezionamento aprirà in futuro nuove prospettive terapeutiche nella litotrissia avanzata e nel trattamento dei tumori renali e vescicali.»
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Quanta
System è un’azienda 100% italiana che dal 1985 porta sul mercato
globale tecnologie laser per la chirurgia, la medicina estetica e la
conservazione di beni artistici. Nella sede centrale di Samarate
(Varese), che impiega 185 persone, avviene l’intero processo di ricerca,
sviluppo e produzione dei laser utilizzati in tutto il mondo. Quanta
System, parte del Gruppo El.En. SpA, capofila di un gruppo hi-tech
quotato al Segmento STAR di Borsa Italiana, è partner di riferimento di
strutture sanitarie, Istituti ed Enti impegnati in progetti scientifici e
di ricerca a livello worldwide: www.quantasystem.com/it/.
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